IN PLATEA CON… “TONY SANSONE”

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Oggi vi porto in sala di doppiaggio. Quante volte ci siamo chiesti, guardando un film: “chi c’è dietro la voce degli attori stranieri”? E chissà quante volte ci siamo innamorati di quella voce, pur non conoscendo il volto del doppiatore. La voce ha il suo fascino, ma per utilizzarla bene ha bisogno di sacrificio. Per fare un lavoro cosi, ci vuole tanta passione, quella passione che ci racconta Tony Sansone in questa intervista, lui non ha mollato mai, sin da ragazzo sapeva cosa voleva: Diventare Doppiatore. È stato ed è la voce di tanti attori noti, cito giusto qualcuno, ma la lista è lunga: Scott Caan in “Fuori in 60 secondi” – Nicolas Cage in “Cuore selvaggio” – Jason George in “Grey’s Anatomy” e in “Station 19”, per capirci meglio, il bel marito della dottoressa Miranda Bailey.

Un’esperienza lunghissima che continua, ma Tony non è solo un doppiatore, ama la musica e crea ciò che lo fa sentire vivo.

Attraverso la sua vita scopriamo il mondo del doppiaggio e il suo progetto musicale OZONOTRE.

J: Ciao Tony, Buon Pomeriggio

T: Buon pomeriggio a Te.

J: Doppiatore per caso o per scelta?

T: Il mestiere del doppiatore ha una sua evoluzione. Io non ho iniziato subito come doppiatore, molto spesso chi fa questo mestiere inizia a farlo da bambino e in qualche modo si ritrova un mestiere, io avevo 22 anni ed è stata una scelta.

Ho iniziato come speaker radiofonico in una piccola emittente nel cosentino, Radio Queen.

Il caso, forse, è stato quello di aver iniziato a lavorare con la voce, perché in quella radio mi portò un amico che lavorava li, cosi, giusto per farmi vedere cosa faceva, poi qualcuno si rese conto che avevo determinate capacità vocali e iniziai a fare lo speaker, ero giovanissimo.

A 18 anni, con gli amici di sempre fondammo una radio: “Mondoradiostereo” – ma io volevo fare il doppiatore – volevo fare questo mestiere a livello professionale, quindi mi trasferii a Roma, fulcro del cinema e del doppiaggio, per studiare e approfondire quello che volevo essere.

Tony Sansone

J: Perché si decide di diventare doppiatore?

T: Fare il doppiatore è sempre stata una vocazione, mi è sempre piaciuto utilizzare la voce, sin da piccolo mi dicevano che potevo lavorare con essa e ho seguito quel consiglio. Fare lo speaker non era proprio un mio desiderio, ero più spinto verso il mondo del doppiaggio. Da ragazzo, quando guardavo un film, ero maggiormente affascinato dalle voci ed ero incuriosito da chi dava le voci agli attori. Questa curiosità mi ha portato a voler comprendere come si lavorava in quell’ ambito. Ho cominciato a documentarmi, a capire come intraprendere questa strada. Arrivato a Roma ho subito seguito, guardato, ascoltato chi faceva questo mestiere. Il mio primo provino lo feci con PINOLOCCHI, voce di Sean ConneryRoger Moore e tanti altri attori importanti.

J: Come avviene la scelta di una voce? Come si decide se una determinata voce è adatta per un personaggio?

T: La scelta viene fatta dal direttore di doppiaggio attraverso dei provini. Avviene in due modalità, una è quando il direttore di doppiaggio individua una determinata voce che ritiene adatta per un determinato attore, oppure, in altri casi, si sceglie una voce famosa che non è detto che sia un doppiatore. Una volta scelta la voce si fa il provino che viene mandato direttamente alla casa di produzione, che decide quale voce rappresenta meglio l’attore da doppiare, quasi sempre si cerca di seguire la timbrica della voce originale.

J: Il saper usare correttamente la voce cosa ha portato nella tua vita a prescindere dal lavoro?

T: La voce è un biglietto da visita, come il corpo va allenata, curata e questo porta a presentarsi agli altri in modo diverso, crea attrazione intorno, la gente ha piacere ad ascoltarti. Sicuramente saper utilizzare la voce ti dà un prestigio maggiore.

J: Oltre al doppiaggio nella tua vita c’è la musica. Hai creato OZONOTRE – duo musicale composto da Te e Noemi Garbo, che spazia dal pop elettronico alla dance. Come mai la scelta di questo genere musicale?

T: La musica ha sempre fatto parte della mia vita, all’inizio facevo solo musiche per colonne sonore, documentari, ma la Dance mi ha sempre accompagnato, sono nato in un tempo in cui questo genere musicale andava di moda, fa parte di me. Molti pensano che la disco music sia un genere semplice ma storicamente ha delle radici particolarissime, che sono incastrate tra l’Africa, il Canada e New York, dietro c’è una storia musicale non indifferente. Ho un profondo feeling con questo genere, è quello che sento di più, mi fa sentire vivo, anche i testi che inserisco nelle mie produzioni sono un perenne inno alla vita.

J: Musicalmente stai lavorando a nuovi progetti?

T: Non posso dire molto, in uscita ci sono due progetti: Uno il primo maggio con la partecipazione di Stani Gallo e Emilia Stamile e l’altro il 30 maggio con Noemi Garbo, di cui posso dirti che è una cover, un brano elettronico del 1978.

Quando aveva 15 anni Tony Sansone faceva ballare tutte le persone, era la mascotte dei DJ più grandi. Ancora oggi ci fa ballare, un uomo senza tempo che continua a trasmettere sensazioni positive.

Nell’attesa di questi suoi nuovi progetti vi lascio alla visione e all’ascolto di AstralWorld – OZONOTRE.

Grazie Tony.

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