
Il Festival di Sanremo da sempre divide, c’è a chi piace e lo segue fino alla fine, c’è chi lo critica e lo guarda comunque e c’è chi è totalmente disinteressato. Tante le polemiche, tanti gli apprezzamenti, perché funziona cosi, da sempre. È inutile, però, non ammettere che è un chiaro specchio di quello che siamo, di quello che ci circonda, nel bene e nel male. In questi giorni abbiamo ascoltato la canzone più vicina a noi, più vicina alle corde del nostro animo, alla nostra sensibilità e conoscenza verso la musica… e la volevamo sul podio. Succede, poi, qualcosa che non riesci a spiegare, che va oltre gli interessi che possono riguardare una karmesse come il Festival di Sanremo: arriva il giorno dopo, il giorno in cui ti fermi e cominci ad analizzare. Il Festival quest’anno ha visto sul podio artisti di età diversa, lo dice lo stesso Gianni Morandi in conferenza stampa, dichiarandosi scherzosamente: “l’anziano” – ma sappiamo tutti bene chi è stato il più giovane durante questo Festival, se è arrivato al rusch finale, non è un caso – . Dice “mi dispiace” ad Irama per essere arrivato sul podio, gioca con tutti e vive con la giusta leggerezza, senza paura e Blanco sul palco urla: “da grande voglio essere Gianni Morandi”. Tre generazioni diverse che si sostengono: Elisa guarda Mahmood, Mahmood guarda Elisa per dirsi a vicenda: “Vinci tu”. Tre generazioni che conoscono la gratitudine, succede quello che non ti aspetti: Blanco scende tra il pubblico ad abbracciare i suoi genitori.

Io non sono nessuno per poter dire se ha vinto la canzone giusta, ma stamattina, mi sono soffermata a comprendere cosa ci lascia questo Festival. L’anno scorso avevamo bisogno di reagire, di rivoluzione e carica e i Maneskin hanno saputo trasmettere, con la loro musica, quel fermento che solo il rock riesce a portare fuori nella forma migliore.
Quest’anno le sensazioni sono diverse, ho letto e riletto i testi delle canzoni vincitrici e mi sono detta: “niente succede per caso, se cosi non fosse, il caso comunque, prepotentemente, trova il modo per dire la sua”.
È un podio interconnesso, è un podio che ci indica quello di cui abbiamo bisogno:
A forza di credere che il male passerà, sto passando io e lui resta, mi devo trascinare presto fuori di qua,
dai miei pensieri pigri nella testa. Apri tutte le porte, gioca tutte le carte, Fai entrare il sole… (Morandi)
E io sarò quell’istante che ti porterà una piccola felicità, quella stupida voglia di vivere… (Elisa)
Abbiamo bisogno di ritornare a sentire:
“BRIVIDI BRIVIDI BRIVIDI” (Mahmood&Blanco).