ROBBEN FORD – IL SUONO “PURO” DI UNA CHITARRA CONTRO IL SILENZIO DEL LOCKDOWN.

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Robben Ford, classe 1951, è un chitarrista statunitense che negli anni si è ritagliato uno spazio ben preciso nell’ambito della musica Jazz/Rock/Blues tanto da essersi guadagnato il titolo di Maestro del proprio strumento.

Proveniente da una famiglia di musicisti, fin da giovanissimo accompagna i fratelli e il padre nella Ford Blues Band nei locali di Nashville.

Nel 1981 entra a far parte degli Yellowjackets, con cui incide l’album di esordio omonimo e che accresce ulteriormente la sua fama.

Riesce pian piano ad emergere nel panorama musicale internazionale quando, nel 1986, viene notato niente meno che da Miles Davis che lo vuole con sé nella sua band in cui il Jazz si fonde con il Rock, creando quel genere che da molti viene definito, appunto, Fusion e di cui Miles nell’ultima parte della sua carriera, è il massimo esponente.

I suoi primi 2 album da solista (“Schizophonic” del 1976 e “The Inside Story” del 1979) vincono entrambi il disco d’oro, ma è nel 1988 ovvero dopo la collaborazione con Miles, che la sua carriera decolla con l’album “Talk To Your Daughter”.

Dal 1992 con il nome di Robben Ford & The Blue Line di cui fanno parte negli anni Jimmy Earl al basso, Lou Pardini e Brannen Temple, comincia ad incidere una serie di album di stampo Blues che caratterizzeranno gli anni ‘90.

Negli anni 2000 sono da ricordare gli album “Blue Moon” del 2002, “Truth” del 2007, “Bringing It Back Home” del 2013 e “Into The Sun” del 2015.

Il 27 agosto scorso il buon Robben dà alle stampe il suo ultimo lavoro dal titolo “Pure”, secondo album totalmente strumentale (il primo fu “Tiger Walk” del 1997) della sua carriera. A spingere il chitarrista verso questa direzione è stato il fatto che negli ultimi anni ha collaborato con il sassofonista Bill Evans (omonimo del famoso pianista jazz) sia in studio che dal vivo e questa esperienza lo ha indirizzato verso una ricerca “pura” del suono della sua chitarra, verso la composizione di musica che non si appoggi su un testo. La seconda, ma non meno importante motivazione, è sicuramente la pandemia e il lockdown. Non potendo esibirsi dal vivo, ha deciso di raccogliere alcune sue composizioni che aveva nel cassetto, rielaborarle e registrarle appena ne ha avuto la possibilità. Questa cosa gli ha permesso anche di sperimentare nuovi approcci allo strumento e nuove sonorità.

La tracklist dell’album comprende 9 tracce:

01. Pure (Prelude)

02. White Beer Rock … 8 Cents

03. Balafon

04. Milam Palmo

05. Go

06. Blues for Lonnie Johnson

07. A Dragon’s Tail

08. Pure

09. If You Want Me To

I brani si alternano in modo omogeneo e risentono, come si diceva, di una accurata ricerca sonora. Il brano Pure riprende i temi della musica indiana con le sue scale cromatiche, mentre Balafon intreccia accordi e linee melodiche in un vero e proprio “dialogo” musicale. Il brano White Beer Rock … 8 Cents è uno shuffle di stampo british blues, mentre A Dragon’s Tail ha un andamento sinuoso con un riff accattivante. If You Want Me To chiude con un suono in puro stile Robben Ford.

Pregevoli anche Go e Blues for Lonnie Johnson un chiaro omaggio al bluesman di colore che tanto ha influenzato con il suo playing generazioni di musicisti.

L’album è di pregevole fattura e il talento di Robben Ford emerge in tutti i brani; si sente che dietro c’è un lavoro accurato pur avendo un suono “live”!

Ford per quest’album ha usato le chitarre che da anni oramai lo accompagnano sia in studio che dal vivo, ovvero la sua Fender Telecaster del 1960, la Gibson Les Paul del 1959, la Gibson SG del 1964, la PRS McCarthye la Epiphone Rivera del 1966.

Gli amplificatori sono i costosissimi Dumble che oramai caratterizzano, e non poco, il suo suono.

Voglio dedicare questo mio articolo ad un caro amico che purtroppo non è più tra noi.

Grande appassionato di musica, mi fece conoscere negli anni ‘90 la musica di Robben Ford a cui mi appassionai da subito.

Grazie caro Michele!

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