IN PLATEA CON… “RENANERA”

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Oggi vi portiamo nel mondo musicale dei RENANERA, un viaggio musicale con uno dei progetti etnici più rappresentativi della Basilicata e del Sud Italia. Con me oggi Unaderosa, cantante, compositrice, autrice dei testi e cofondatrice dei Renanera

I Renanera raccontano la loro terra e con la musica rendono protagoniste le “radici” che non vanno dimenticate ma che devono essere sempre presenti nella vita di ognuno. Ascoltandoli si torna a dei ricordi o si scopre, come è successo a me, una realtà sconosciuta ma che scorre nel sangue.

J: MI PIACEREBBE INIZIARE QUESTA INTERVISTA PARTENDO DAL VOSTRO NOME: “RENANERA”, PERCHE’ LA SCELTA DI QUESTO NOME?

La rena nera per noi è la sabbia vulcanica.

Ci è sempre piaciuto pensare che la nostra musica abbia le stesse dinamiche di un vulcano perché alcune volte è esplosiva, altre invece fa riflettere molto.

In realtà però “Rena nera” è il titolo di un brano che ci piaceva moltissimo di Marcello Coleman, con cui abbiamo anche realizzato un featuring.

J: COME NASCONO I RENANERA? COME INIZIA TUTTO?

Io, Unaderosa, avevo già realizzato un album in dialetto mai pubblicato.

Quando ho conosciuto Antonio Deodati però, abbiamo realizzato il mio primo album Eklettica che fu pubblicato dalla Edel Italia.

Mi immersi totalmente nel mondo della discografia italiana e non mi piacque affatto, nonostante gli ottimi risultati che raccolsi in poco tempo.

Avevo bisogno di “verità e limpidezza”, così proposi ad Antonio di formare una band per suonare in giro.

Iniziò così il nostro percorso identitario che si è trasformato nel progetto “Renanera”.

J: LA MUSICA DEI RENANERA COSA RACCONTA? E COSA VORRA’ CONTINUARE A RACCONTARE?

La nostra musica viene definita di “nicchia”, questo perché essendo cantata in dialetto, ha un pubblico più ridotto ma la verità è che se avessimo un ufficio stampa ben pagato, di colpo potremmo diventare “commerciali” facendo la stessa musica.

Questo per dirti che raccontiamo tutto ciò che assorbiamo, o almeno ci proviamo.

I nostri dischi sono molto diversi tra loro perché rispecchiano il periodo in cui sono stati concepiti.

Quello più recente, Terra da cammena’ è un concept album che racconta la Basilicata di ieri, ancora molto viva nella contemporaneità.

J: QUANTO É IMPORTANTE DARE MUSICA\VOCE AL PROPRIO TERRITORIO?

É un’esigenza quasi fisiologica direttamente collegata ai propri sentimenti.

Noi siamo rimasti!

Abbiamo scelto di non andare via dal Sud nonostante tutti i disagi che bisogna affrontare quotidianamente.

Non siamo andati a cercare “fortuna” altrove anche se abbiamo due figli e il lavoro non basta mai.

Siamo una sorta di ricercatori.

Ci piace scoprire i luoghi che viviamo e le persone in maniera profonda, raccontare le loro storie, fargli sentire che sono protagonisti della loro vita e che sono importanti anzi fondamentali nonostante nessuno glielo abbia mai detto, addirittura dimenticandosi di loro.

Non costruiamo mai una canzone “a tavolino” solo perché potrebbe piacere.

Ci lasciamo ispirare in maniera sincera.

Per il concept album siamo riusciti a creare un’alchimia persino con personaggi storici mai conosciuti.

J: TERRA DA CAMMENA’ E’ IL VOSTRO NUOVO PROGETTO, UN CONCEPT ALBUM CHE RACCONTA LA BASILICATA – A COSA SI DA’ VITA IN QUESTO PROGETTO?

Come sai Terra da cammena’ è anche un foto-libro che raccoglie alcuni meravigliosi scatti del fotografo antropologico Francesco La Centra e altre immagini di Federico Cataldi, il regista romano che ci ha scelti per la docu-fiction di RAI Storia “Voci di una terra: Basilicata”.

Proprio lavorando al documentario abbiamo realizzato le tracce musicali che accompagnano le otto puntate in cui si racconta la Basilicata.

Oltre alle canzoni composte per la RAI, abbiamo aggiunto tre storie straordinarie, quella dei Templari di Forenza, dei carbonari di Calvello e della cultura arbërëshe di San Paolo Albanese.

Queste tre realtà ci sostengono da sempre e andavano raccontate in maniera sentita. In totale nell’album ne abbiamo inserito 18.

In ogni album partecipano vari musicisti e lo concepiamo come un laboratorio. Le collaborazioni strumentali sono sempre state molte ma le nostre colonne portanti sono le stesse da anni: Pierpaolo Grezzi (percussioni) e Alberto Oriolo (violino e cori).

Infine ad arricchire ulteriormente il progetto sono intervenuti Antonio Gerardo D’Errico, biografo di grandi personaggi, pluripremiato scrittore e più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura. Lui ha curato la prefazione. Invece la postfazione è stata realizzata dal critico letterario Yvette Marchand. Infine Pierpaolo Grezzi ha curato l’introduzione del libro come una sorta di guida che accompagna il lettore nel percorso visivo e uditivo implementato dalle tracce musicali da attivare con un semplice QR-Code.

J: IN CHE MODO STATE PUBBLICIZZANDO QUESTO PROGETTO, VISTO LE NORMATIVE COVID19?

Stiamo semplicemente usando i social e la passione dei giornalisti che hanno ancora voglia di musica, proprio come te!

L’ album-libro è stato venduto molto bene nonostante il nostro pubblico non ci incontri ormai da tanto tempo.

Le persone che ci seguono sono come una famiglia per noi.

Ci sollevano sempre nei momenti difficili e noi ricambiamo con affetto sincero.

Per noi ogni persona è preziosa.

Anche il nostro editore è lucano ed è una persona fantastica, Roberto Brigante. Anche lui si sta impegnando al nostro fianco per la divulgazione del progetto. Lo ringraziamo infinitamente.

J: MUSICALMENTE COME AVETE VISSUTO QUESTO MOMENTO? DOVE E COME GLI ASCOLTATORI E I LETTORI DI PLATEA MAGAZINE POSSONO SCOPRIRE LA VOSTRA MUSICA E QUESTO NUOVO PROGETTO?

Musicalmente è stato un periodo di arricchimento.

Abbiamo avuto più tempo per “studiarci”, per crescere e per capire che in realtà noi non facciamo musica ma siamo fatti di musica.

Detto così arriva come un’espressione arrogante e presuntuosa ma non è nelle nostre intenzioni.

Ciò che intendiamo è che in questo momento così buio, noi non ci siamo mai persi d’animo perché è vero che si è fermato tutto ciò che “sopravvive” grazie alla musica ma lei non si è fermata mai, vive autonomamente e così anche noi, non ci siamo mai spenti.

Se volete potete seguirci su Facebook, su YouTube o sul sito www.renanera.it. Su Instagram ci stiamo lavorando.

In ogni caso, grazie infinite a Platea Magazine e a voi che ci avete letti.

 Bless.

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